martedì 5 dicembre 2017

Review - FIA WEC

Nonostante solo 4 auto fossero presenti nella classe regina, il duello Porsche - Toyota non ha mancato di regalarci emozioni per tutto l'anno anche se la casa di Weissach ha sempre avuto qualcosa in più. 
Sicuramente è rimasta la regina della 24 Heures du Mans dove la #2 di Bernhard/Bamber/Hartley si è trovata unica sopravvissuta alla disfatta delle auto delle classe ibrida. "Incerottata" dopo la rottura nella prima parte di gara, la 919 #2 ha dovuto recuperare il distacco sulle LMP2 mentre iniziava la gara ad eliminazione nella vetta della classifica. 
La maratona francese è stata la  fine dell'era di queste LMP1-H che, dopo l'abbandono di Audi, si è sgretolata pian piano fino al saluto anche di Porsche.
 
 
 
L'anno agonistico ha visto le prime due gare dominate da Toyota scegliendo di usare l'auto con alto
carico mentre Porsche ha optato per la preparazione alla 24H sin dal Prologue.
Dopo il successo nel Circuit de la Sarthe, i tedeschi hanno voluto chiudere alla svelta la faccenda mondiale giocando di squadra a favore della #2 nelle tappe di Nürburgring, Messico e COTA. In Germania e Texas la #1 di Tandy/Jani/Lotterer ha di fatto ceduto palesemente la vittoria alla gemella, una strategia discutibile ma corretta.
Toyota è tornata all'attacco con la #8 di Buemi/Nakajima/Davidson che ha dato filo da torcere alle Porsche nelle prime battute della gara america che ha preceduto la prova del Fuji.
 
 
 
In terra amica, la casa dei tre ellissi ha monopolizzato la scena nella gara più piovosa della stagione prima di ripetersi a Shanghai e nel final round del Barhain. La #8 ha potuto chiudere la stagione al secondo posto con cinque sigilli contro i quattro della #2. Per la Toyota ha pesato come un macigno la disfatta alla 24H, ancora una volta amara per i nipponici, pronti a riprovarci l'anno prossimo dove sulla carta potrebbero avere vita più facile. 
Chiaramente il titolo piloti è tornato nella bacheca di casa Porsche come nel 2016.



In LMP2 l'imprevedibilità l'ha fatta da padrona fino alla fine della stagione.
Tra Rebelion, Alpine e G-Drive, la sorpresa di Silverstone è stata la vittoria di DC Racing con la #38 di Laurent/Tung/Jarvis.
A Spa Rusinov/Thiriet/Lynn #26 hanno portato in alto i colori di G-Drive che ha poi continuato con una stagione con troppi errori come l'incidente con la 911 di classe Am alle curve Prosche.
La campagna francese ha visto DC Racing dominare la scena entrando nella storia con entrambe le auto sul podio di classe e soprattutto il secondo posto Overall con la già citata #38. La Rebelion #13 di Canal/Prost/Senna ha risalito la china nelle gare estive insieme all'Alpine #36 di Menezes/Lapierre/Negrao, vincenti rispettivamente in Messico e ad Austin. È stata forse la tappa di Città del Messico a segnare la classifica finale dove la Rebelion ha segnato 25 punti contro i 2 della #38 che dal Nürburgring non è più tornata sul gradino più alto del podio.
 
 
 
L'inseguimento degli elvetici, campioni anche della classifica team, si è compiuto solo sul tracciato del Barhain dove Senna/Canal hanno chiuso in bellezza il campionato vincendo grazie ad un'ottima strategia.
Prost, nonostante abbia saltato il quarto round, ha chiuso comunque terzo in classifica sulla #36. Manor e soprattutto TDS hanno sofferto tutto l'anno. 




Ferrari, Aston, Ford e Porsche ci hanno regalato una stagione a dir poco spettacolare che ci ha tenuto con il fiato sospeso fino al finale di Manana. 
Dopo l'ottimo start di Silverstone, la Ford #67 di Tincknell/Priaulx sembrava da subito continuare quanto fatto vedere un anno fa ma già da Spa la situazione è cambiata con la Ferrari #71 di Rigon/Bird. La 488 si è dimostrata veloce sin dall'Opening round con la #51 di Calado/Pier Guidi, seconda in emtrambe le prime gare prima della debacle di Le Mans, da due anni amara alle Rosse di Maranello.
 
 
 
Il Circuit de la Sarthe ha regalato la vittoria ai più conservatori con un BOP che ha premiato i V8 di Aston e Corvette a discapito delle auto turbo.
Gli inglesi hanno conquistato la gara più importante dell'anno con il trio #97 di Adam/Serra/Turner dopo una bella bagarre con la C7R di Taylor/Garcia/Magnussen #63.
La pensionata Vantage #97 è sparita dalla vetta del gruppo prima che la gemella #95 desse battaglia contro la Ferrari #51 nelle competizioni di Messico e Nürburgring.  
In Germania si è vista per la prima volta la RSR al top dove solo all'ultimo ha dovuto desistere alla Ferrari di Calado/Pier Guidi. 
 
 
 
La #91 di Makowiecki/Lietz ha infilato un altro bel podio in Messico prima di consegnare il testimome alla #92 di Estre/Christensen, anch'essa inseguitrice della già citata Ferrari #51 che nel frattempo chiudeva al secondo posto a Mexico City e sul gradino più alto del podio al Circuit of the Americas e al Fuji.
La tappa del Giappone ha cambiato molte cose in classifica con Tincknell/Priaulx che hanno perso la leadership a causa del  ritiro dopo un contatto con la #92 che ha tolto a Stoccarda un ipotetico trionfo, finito a Calado/Pier Guidi.
 
 
 
La Ford #67 è riuscita a restare in lizza per il titolo con la vittoria di Shanghai, conquistata beffando la #91 e la #51. In Cina la Porsche superstite, dopo i problemi con la #92 out anche in Barhain, ha pagato il contatto con la LMP1 #7 mentre Lietz e Makovieki si giocavano il penultimo round.
Nel deserto del Bahrain le Ferrari si sono dimostrate superiori sulle 6H riportando così a Maranello il titolo piloti che mancava dal 2014 quando Vilander/Bruni regolarono Lietz/Makowiecki.
Una classe davvero equilibrata con un BOP qualche  volta ingiusto ma sicuramente più regolare di un'anno fa.
Purtroppo è stato proprio nella 24H di Le Mans dove abbiamo avuto un Balance ingiusto che ha regalato all'Aston una prova, senza dubbio eccellente da parte degli inglesi che hanno giustamente approfittato dell'occasione.



Il duello Paul dalla Lana/Lamy/Lauda #98 vs Cairoli/Dienst/Ried #77 si è chiuso solo nel Championship Decider arabo  al termine di una emozionante battaglia dove le due vetture si sono alternate più volte in vetta alla graduatoria. 
Nella casa del motorsport britannico a  Slverstone, la Ferrari di Mok/Griffin/Sawa #61 ha ringraziato il contatto all'ultima tornata tra Aston e la 488 #54 che ha permesso all'auto di Clearwater  di passare davanti a tutti sotto il traguardo. La lotta tra Aston e Porsche, dopo un primo match finito a vantaggio della #77, è ripreso a Spa con gli inglesi che si sono presi la rivincita con 31 secondi sull'auto del Proton Competition. 
 
 
 
A Le Mans, Nürburgring e Messico la vettura tedesca ha infilatto una bellissima tripletta anche se alla 24H la coppa più preziosa è andata è 488 di Stevens/Vanthoor/Smith #84 gestita dal team JMW Motorsport, campioni in ELMS.
Ad Austin i problemi a Cairoli/Dienst/Ried hanno permesso agli avversari di riconquistare la vetta del mondiale prima delle gare asiatiche che hanno visto altri due cambi di leadership. 
10 punti di vantaggio sono bastati alla Aston Martin per vincere finalmente il titolo dopo parecchi tentativi finiti vani.
La #77 ha pagato la rottura del faro anteriore sinistro nel finale di stagione costringendola a pittare e a perdere due giri vanificando le 6 ore.


Ricordiamo che Ferrari e Porsche ha vinto i rispettivi allori riservati alle case.
In conclusione speriamo che ACO e FIA riescano a rimettere in piedi un interessante campionato che, come già sappiamo, non avrà più le P1 HY ma solo le L dove sicuramente avremo più auto rispetto a quelle viste in quest'annata.
Toyota resta in P1 mentre BMW entra in GTE PRO, nessun'altro costruttore in vista per i prossimi anni del World Endurance Championship.


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