Nonostante solo 4 auto fossero presenti nella classe
regina, il duello Porsche - Toyota non ha mancato di regalarci emozioni
per tutto l'anno anche se la casa di Weissach ha sempre avuto qualcosa
in più.
Sicuramente è rimasta la regina della 24
Heures du Mans dove la #2 di Bernhard/Bamber/Hartley si è trovata unica
sopravvissuta alla disfatta delle auto delle classe ibrida.
"Incerottata" dopo la rottura nella prima parte di gara, la 919 #2 ha
dovuto recuperare il distacco sulle LMP2 mentre iniziava la gara ad
eliminazione nella vetta della classifica.
La
maratona francese è stata la fine dell'era di queste LMP1-H che, dopo
l'abbandono di Audi, si è sgretolata pian piano fino al saluto anche di
Porsche.
L'anno agonistico ha visto le prime due
gare dominate da Toyota scegliendo di usare l'auto con alto
carico
mentre Porsche ha optato per la preparazione alla 24H sin dal Prologue.
Dopo
il successo nel Circuit de la Sarthe, i tedeschi hanno voluto chiudere
alla svelta la faccenda mondiale giocando di squadra a favore della #2
nelle tappe di Nürburgring, Messico e COTA. In Germania e Texas la #1 di
Tandy/Jani/Lotterer ha di fatto ceduto palesemente la vittoria alla
gemella, una strategia discutibile ma corretta.
Toyota
è tornata all'attacco con la #8 di Buemi/Nakajima/Davidson che ha dato
filo da torcere alle Porsche nelle prime battute della gara america che
ha preceduto la prova del Fuji.
In terra amica, la
casa dei tre ellissi ha monopolizzato la scena nella gara più piovosa
della stagione prima di ripetersi a Shanghai e nel final round del
Barhain. La #8 ha potuto chiudere la stagione al secondo posto con
cinque sigilli contro i quattro della #2. Per la Toyota ha pesato come
un macigno la disfatta alla 24H, ancora una volta amara per i nipponici,
pronti a riprovarci l'anno prossimo dove sulla carta potrebbero avere
vita più facile.
Chiaramente il titolo piloti è tornato nella bacheca di casa Porsche come nel 2016.
Tra Rebelion, Alpine e G-Drive, la sorpresa di Silverstone è stata la vittoria di DC Racing con la #38 di Laurent/Tung/Jarvis.
A
Spa Rusinov/Thiriet/Lynn #26 hanno portato in alto i colori di G-Drive
che ha poi continuato con una stagione con troppi errori come
l'incidente con la 911 di classe Am alle curve Prosche.
La
campagna francese ha visto DC Racing dominare la scena entrando nella
storia con entrambe le auto sul podio di classe e soprattutto il secondo
posto Overall con la già citata #38. La Rebelion #13 di
Canal/Prost/Senna ha risalito la china nelle gare estive insieme
all'Alpine #36 di Menezes/Lapierre/Negrao, vincenti rispettivamente in
Messico e ad Austin. È stata forse la tappa di Città del Messico a
segnare la classifica finale dove la Rebelion ha segnato 25 punti contro
i 2 della #38 che dal Nürburgring non è più tornata sul gradino più
alto del podio.
L'inseguimento degli elvetici,
campioni anche della classifica team, si è compiuto solo sul tracciato
del Barhain dove Senna/Canal hanno chiuso in bellezza il campionato
vincendo grazie ad un'ottima strategia.
Prost, nonostante abbia saltato il quarto round, ha chiuso comunque terzo in classifica sulla #36. Manor e soprattutto TDS hanno sofferto tutto l'anno.
Ferrari,
Aston, Ford e Porsche ci hanno regalato una stagione a dir poco
spettacolare che ci ha tenuto con il fiato sospeso fino al finale di
Manana.
Dopo l'ottimo start di Silverstone, la
Ford #67 di Tincknell/Priaulx sembrava da subito continuare quanto
fatto vedere un anno fa ma già da Spa la situazione è cambiata con la
Ferrari #71 di Rigon/Bird. La 488 si è dimostrata veloce sin
dall'Opening round con la #51 di Calado/Pier Guidi, seconda in emtrambe
le prime gare prima della debacle di Le Mans, da due anni amara alle
Rosse di Maranello.
Il Circuit de la Sarthe ha
regalato la vittoria ai più conservatori con un BOP che ha premiato i V8
di Aston e Corvette a discapito delle auto turbo.
Gli
inglesi hanno conquistato la gara più importante dell'anno con il trio
#97 di Adam/Serra/Turner dopo una bella bagarre con la C7R di
Taylor/Garcia/Magnussen #63.
La pensionata Vantage
#97 è sparita dalla vetta del gruppo prima che la gemella #95 desse
battaglia contro la Ferrari #51 nelle competizioni di Messico e
Nürburgring.
In Germania si è vista per la prima volta la RSR al top
dove solo all'ultimo ha dovuto desistere alla Ferrari di Calado/Pier
Guidi.
La #91 di Makowiecki/Lietz ha infilato un altro bel podio in
Messico prima di consegnare il testimome alla #92 di Estre/Christensen,
anch'essa inseguitrice della già citata Ferrari #51 che nel frattempo
chiudeva al secondo posto a Mexico City e sul gradino più alto del podio
al Circuit of the Americas e al Fuji.
La tappa del
Giappone ha cambiato molte cose in classifica con Tincknell/Priaulx
che hanno perso la leadership a causa del ritiro dopo un contatto con
la #92 che ha tolto a Stoccarda un ipotetico trionfo, finito a
Calado/Pier Guidi.
La Ford #67 è riuscita a restare
in lizza per il titolo con la vittoria di Shanghai, conquistata
beffando la #91 e la #51. In Cina la Porsche superstite, dopo i problemi
con la #92 out anche in Barhain, ha pagato il contatto con la LMP1 #7
mentre Lietz e Makovieki si giocavano il penultimo round.
Nel
deserto del Bahrain le Ferrari si sono dimostrate superiori sulle 6H
riportando così a Maranello il titolo piloti che mancava dal 2014 quando
Vilander/Bruni regolarono Lietz/Makowiecki.
Una classe davvero equilibrata con un BOP qualche volta ingiusto ma sicuramente più regolare di un'anno fa.
Purtroppo
è stato proprio nella 24H di Le Mans dove abbiamo avuto un Balance
ingiusto che ha regalato all'Aston una prova, senza dubbio eccellente da
parte degli inglesi che hanno giustamente approfittato dell'occasione.
Il
duello Paul dalla Lana/Lamy/Lauda #98 vs Cairoli/Dienst/Ried #77 si è
chiuso solo nel Championship Decider arabo al termine di una
emozionante battaglia dove le due vetture si sono alternate più volte in
vetta alla graduatoria.
Nella casa del motorsport
britannico a Slverstone, la Ferrari di Mok/Griffin/Sawa #61 ha
ringraziato il contatto all'ultima tornata tra Aston e la 488 #54 che ha
permesso all'auto di Clearwater di passare davanti a tutti sotto il
traguardo. La lotta tra Aston e Porsche, dopo un primo match finito a
vantaggio della #77, è ripreso a Spa con gli inglesi che si sono presi
la rivincita con 31 secondi sull'auto del Proton Competition.
A Le Mans,
Nürburgring e Messico la vettura tedesca ha infilatto una bellissima
tripletta anche se alla 24H la coppa più preziosa è andata è 488 di
Stevens/Vanthoor/Smith #84 gestita dal team JMW Motorsport, campioni in
ELMS.
Ad Austin i problemi a Cairoli/Dienst/Ried
hanno permesso agli avversari di riconquistare la vetta del mondiale
prima delle gare asiatiche che hanno visto altri due cambi di
leadership.
10 punti di vantaggio sono bastati alla Aston Martin per vincere finalmente il titolo dopo parecchi tentativi finiti vani.
La
#77 ha pagato la rottura del faro anteriore sinistro nel finale di
stagione costringendola a pittare e a perdere due giri vanificando le 6
ore.
In
conclusione speriamo che ACO e FIA riescano a rimettere in piedi un
interessante campionato che, come già sappiamo, non avrà più le P1 HY ma
solo le L dove sicuramente avremo più auto rispetto a quelle viste in
quest'annata.
Toyota resta in P1 mentre BMW entra
in GTE PRO, nessun'altro costruttore in vista per i prossimi anni del
World Endurance Championship.
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